IL TIROLO O LIPE
Questo gioco veniva fatto con un legno di circa tre cm di diametro e 10-15 cm di lunghezza, appuntito da entrambe le estremità, che veniva chiamato, appunto “tìrolo” (da qui deriva il nome del gioco). Il bastone veniva appoggiato per terra o su un sasso; con un altro bastone, di caratteristiche indifferenti, si dava un colpo a una delle estremità del “tìrolo”, in modo che si sollevasse da terra o dal sasso. Con un altro colpo di bastone lo si lanciava nella direzione voluta. Il gioco di volta in volta prevedeva che il bastone appuntito fosse lanciato il più lontano possibile o, in alternativa, il più vicino possibile ad un punto prestabilito. Questo gioco era praticato anche a Rigolato, un paese della Carnia.
L’ASINA
A questo gioco potevano prendere parte due o più giocatori. Chi iniziava doveva appoggiarsi e tenersi a un palo o a un albero, mentre l’altro doveva saltargli sulla schiena. Quest’ultimo mostrava da una a cinque dita, dicendo più volte: “Quanti becchi?”. Naturalmente chi faceva da “asina” rispondeva: se indovinava era l’altro a dover fare da “asina”, altrimenti ognuno rimaneva dove si trovava finché chi faceva l’”asina” si stancava. Se i partecipanti al gioco erano più di due, si dovevano dividere in uguale numero tra chi formava l’”asina” e chi saliva sulla loro schiena. In questo caso si chiedeva “Quanti becchi?” solo quando tutti erano saliti sull’”asina”, ma se qualcuno tra quelli sopra perdeva l’equilibrio e cadeva, i ruoli venivano invertiti.
SALTARE L’”ASINA”
Questo gioco, come quello precedente, prevedeva la partecipazione di due o più ragazzi. Di questi, il primo si piegava, con le mani sulle ginocchia per mantenere l’equilibrio e rimanere fermo. Un secondo giocatore saltava il primo, appoggiandosi con le mani sulla sua schiena come su una cavallina e dopo due o tre passi si piegava a sua volta come il precedente. Queste operazioni venivano ripetute a turno da tutti gli altri eventuali partecipanti. Quando tutti avevano saltato, il gioco ricominciava.
LE BIGLIE
Per terra venivano praticati dei buchi in fila, solitamente tre o quattro, a una distanza che variava a seconda di ciò che i giocatori volevano. Con delle biglie si cercava di centrare i buchi fatti. I giocatori si accordavano sulla distanza da cui le biglie andavano tirate, il valore di ogni buca che veniva centrata e il modo di lanciare le palline (ad esempio con il pollice e l’indice, facendole rotolare sul terreno o tirandola in aria). In base alle regole, vinceva chi riusciva a centrare più volte una certa buca o a fare più punti centrando le buche più lontane.
IL TUS
Il gioco consisteva nel’appoggiare su un mattone, su un pezzo di legno posto in piedi o su un birillo una moneta (in passato erano particolarmente ricercate quelle da dieci centesimi di lira), un bottone o altri oggetti circolari. Da una distanza di due o tre metri circa i giocatori dovevano tirare un sasso piatto chiamato slavare (questo tipo di sassi, levigati e modellati dall’acqua, erano facilmente trovabili sulle rive del Tagliamento e venivano usati anche per farli rimbalzare più volte possibili sull’acqua del fiume). Se si colpiva il mattone (o pezzo di legno, o birillo) si vinceva la moneta (o il bottone) in palio o più semplicemente la partita.
I VIVI E I MORTI
Questo gioco veniva fatto nel Tagliamento, in particolare dove l’acqua era più profonda. Vi prendevano parte, però, solo coloro che sapevano nuotare bene e soprattutto erano capaci di immergersi sott’ acqua per periodi abbastanza lunghi. Infatti, veniva lanciato un mattone nel fiume e i giocatori dovevano trovarlo e riportarlo in superficie. Chi lo faceva per primo vinceva.
TROVARE IL MATTONE
Si ponevano per terra e in piedi tanti mattoni quanti erano i giocatori e, da una distanza di circa cinque-sei metri si tentava di far cadere i mattoni degli avversari tirando dei sassi. Vinceva chi conservava, alla fine del gioco o più a lungo degli altri, il proprio mattone. Il nome del gioco è dovuto al fatto che i mattoni che cadevano erano detti morti , quelli che restavano in piedi vivi (vis).
I BOTTONI
Questo gioco era molto semplice e veniva praticato con, dei bottoni d’osso, o altri bottoni. Venivano fatti rimbalzare su un muro: vinceva chi aveva il bottone più vicino a una data linea prestabilita.
LA POLENTA
Due o più giocatori formavano una piccola montagna di sabbia, mettendo sulla sommità una bandierina o uno stecchetto. Ognuno con la mano prendeva un po’ di sabbia e perdeva chi faceva cadere la bandierina o lo stecchetto. Questo gioco deve alla polenta il suo nome, perché tutti ne prendono una fetta ma al’ultimo rimane solo il tagliere vuoto.
I QUATTRO CANTONI
Per terra veniva disegnato un quadrato e quattro giocatori dovevano occuparne gli angoli, mentre un quinto stava al centro. Quest’ultimo doveva cercare di occupare uno dei quattro angoli mentre gli altri si scambiavano il posto: se riusciva chi aveva perso il posto doveva andare al centro del quadrato e il gioco ricominciava. Si è giocato a questo gioco per molto tempo in uno spazio di fronte alla chiesa, prima e dopo le lezioni di catechismo.
SUPERA LA PORTA
I giocatori erano almeno tre. Due si mettevano l’uno di fronte all’altro con le braccia allungate, prendendosi le mani. I due giocatori alzavano e abbassavano ritmicamente le braccia, mentre l’altro o gli altri partecipanti dovevano passare senza rimanere bloccati.
I SASSI
A questo gioco partecipavano due giocatori (era particolarmente diffuso tra le ragazze e le bambine). Si cominciava spargendo per terra cinque biglie o altrettanti sassi tondi. Si lanciava quindi in aria un sasso e si doveva riprenderlo. Prima di far questo, però, con la stessa mano si doveva prendere un secondo sasso e tenerlo. Dopo aver preso l’altro, il secondo sasso andava lanciato in aria, ma prima di riprenderlo si doveva raccogliere un terzo sasso. Si proseguiva in questo modo fino al quinto sasso. Dopo aver preso tutti i sassi, si dovevano porre sul dorso della mano per poi riprenderli con il palmo. Per vincere non si doveva commettere alcun errore.
IL CERCHIO
Si faceva rotolare sul terreno un cerchio formato con una bacchetta di gelso (più recentemente si sono utilizzati cerchioni di bicicletta privati dei raggi). Essa veniva tenuta in equilibrio da un bastone o da un pezzo di ferro. Si poteva giocare da soli o facendo gare di velocità con altri.
CORSA CON I MULI
Fu organizzata nel 1980 e nel 1981 dai giovani del paese in occasione della festa di Santa Libera, ma già in passato delle corse sui muli erano organizzate da giovani e ragazzi.
LE UOVA
Il giorno di Pasqua dopo pranzo si tirava una moneta a delle uova dure appoggiate sul muro, da una distanza di due metri circa. La moneta doveva conficcarsi nel’uovo e qualche bambino, affinché la moneta si conficcasse più facilmente, la preparava limata. Chi riusciva a conficcare la moneta nel’uovo vinceva uno o più uova secondo il risultato ottenuto dagli altri.
LE UOVA IN PISTA
Sempre a Pasqua si facevano scorrere delle uova in una sorta di pista. Vinceva chi possedeva l’uovo che per primo aveva raggiunto un certo traguardo o aveva percorso più strada.
L’UOVO NEL CUCCHIAIO
In questo gioco di abilità si doveva correre portando un uovo in un cucchiaio il cui manico era tenuto tra i denti.
Lascia un commento