Il gatto, uno dei migliori amici dell’uomo
Dolce ma riservato, intelligente ma non obbediente, autonomo ma bisognoso di cure e di affetto, ama la casa ma anche stare fuori. Domestico ma anche selvatico. Forse per questo spesso non lo capiamo, così continuano a girare sul piccolo felino, dicerie e luoghi comuni che non hanno fondamento scientifico, ecco perché…
È infatti una specie che si sta addomesticando proprio in questi decenni, ha alcune caratteristiche dell’animale quasi selvatico, libero.
E’ solitario
Per sopravvivere non ha bisogno di stare in società, cioè in un gruppo organizzato. Insomma, il gatto selvatico (parente stretto del nostro micio di casa) caccia e vive da solo. A parte il momento dell’accoppiamento. Ma questo, anche in natura, vale soprattutto per i maschi, perché la gatta ha invece dei lunghi periodi di socialità: quali la nascita, l’allevamento e l’educazione dei piccoli.I gatti che abitano in città invece, maschi e femmine, vivono in colonie e tra loro hanno rapporti diversificati di amicizia, indifferenza, antipatia, proprio come avviene tra gli esseri umani. Le gatte inoltre, allevano e custodiscono insieme i loro piccoli, in una sorta di asilo nido.
Il gatto ha quindi bisogno di socialità, di rapporti e di affetto. Per questo se ne parla come di un animale di tipo “relazionale” (ossia bisognoso di rapportarsi agli altri).
Si cura da solo
Che fosse capace di autocurarsi forse era vero fino a 40-50 anni fa, nel senso che non c’erano altre possibilità e il gatto o si “curava da solo” o moriva. Ma negli ultimi dieci anni la medicina veterinaria ha fatto passi da gigante, in particolare nei riguardi dei piccoli felini di casa. Ora esistono strumenti diagnostici, farmaci, operazioni chirurgiche, integratori alimentari, per risolvere moltissimi problemi di salute. Anche molte patologie una volta imputate alla vecchiaia sono curabili (il che non significa guaribili).
Marianna Carlini e Sara Ordonselli
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